giovedì 24 febbraio 2011

Volete perdere un'occasione? Chiedete ad Adriano.

Adriano Leite Ribeiro 01
Soldi, fama, e belle donne. Nell'immaginario collettivo (ed anche nella realtà) è questo il mondo in cui sguazzano tutti o quasi i giocatori di serie A.

Ma non tutti riescono a gestire tutto questo con la dovuta freddezza e serenità, soprattutto se arrivano a questi risultati quando ancora sono giovanotti che hanno superato da poco la maggiore età.

Cassano e Balotelli ne sono degli esempi, che però sono contraddistinti da un elemento comune, quale è il loro carattere naturale, che li ha portati a buttare anni di carriera appresso alle loro "turbe giovanili".

Ma se Cassano ha dichiarato per la centesima volta di essere cambiato, se Balotelli proprio non riesce a frenare la propria esuberanza, dentro e fuori dal campo, il caso più emblematico degli ultimi 10 anni è sicuramente Adriano.

Arrivato da sconosciuto in Italia, si rivela con una punizione-bomba a Madrid e nel giro di 2 anni diventa l'Imperatore. Straripante fisicamente, piedi da brasiliano di razza, sembra destinato a diventare il centravanti dominatore delle scene mondiali per tutti gli anni a venire.

Riempie gli occhi degli appassionati con le sue prodezze in Champions, passando dalla tripletta al Porto, alla veronica di Valencia, senza dimenticare le valanghe di goal in campionato con le maglie di Parma e Inter. Fino al Gennaio del 2006.

A posteriori darà la colpa alla morte del padre, avvenuta un anno e mezzo prima, ma Adriano cade in un vortice maledetto di dipendenza dall'alcool, che taglia il filo della sua carriera ad alti livelli, e la relega a quella di eterna scommessa mai vinta.

Non si contano le rinascite, i ritorni dell'Imperatore, dopo questa o quella "adrianata", sempre tante speranze, ogni volta una nuova occasione, ogni volta sprecata dalla fragilità di carattere del brasiliano.

Oggi è tornato a Roma dopo l'ennesimo tentativo di recuperare la forma psicofisica nel suo paese natale, che, come al solito, si è rivelato più lungo del previsto.
Tutore al braccio che ricompare miracolosamente dopo essere stato messo da parte fino a ieri, come dimostrano alcune foto, patente ritirata per guida in stato di ebbrezza, qualche chilo in più, probabilmente pochissima voglia di ritornare a calcare i campi più importanti del mondo, quelli europei.

L'ennesima rinascita dell'imperatore si sta risolvendo esattamente come tutte le altre, in una bolla di sapone che gli ha fruttato tanti soldi, ma che evidentemente non è riuscito a placare i suoi turbamenti interiori.
Nel suo futuro c'è il Flamengo, probabilmente l'unica dimensione che realmente gli permetterà di conciliare la sua vita con la sua professione. Sicuramente la Roma è stata l'ultima tappa della sua pluriennale esperienza europea, a meno che qualche club in cerca di pubblicità non riprovi a scommettere ancora su di lui, cosa improbabile vista anche l'entità della scommessa (a Roma prende tre milioni di euro netti all'anno).

Il suo ritorno a Roma è probabilmente di passaggio, pronto a ripartire per il Brasile, al più tardi al termine della stagione.

E se due settimane fa abbiamo salutato il brasiliano più forte degli ultimi 30 anni, adesso salutiamo quello che poteva diventarne l'erede, e che non ci è riuscito nonostante le mille opportunità ricevute.

Recitare il "de profundis" nonostante un giocatore sia ancora in attività dispiace, ma la realtà dei fatti è molto più forte di mille dichiarazioni d'intenti, di società e giocatore stesso.

Peccato.


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