giovedì 17 marzo 2011

Eto'o - Ibra : 50 milioni di differenza spiegati in un'azione.

Photocredit notizie.it.msn.com

Dopo la grande impresa nerazzurra a Monaco, il presidente Moratti ha confermato "istituzionalmente" quello che ormai era ben noto ed assodato per tutti coloro che seguano un pochino di calcio: lo scambio Ibra-Eto'o è stato probabilmente il miglior affare della storia del calcio, ovviamente da parte nerazzurra.
E come se non bastasse, il Barça, all'epoca, sborso cinquanta milioni cash per colmare la presunta differenza fra i due. Che effettivamente c'è, e probabilmente la forbice che è stata pagata è simile alla realtà.

L'unico problema è che il conguaglio l'avrebbe dovuto versare Moratti, non Laporta, come in realtà è accaduto.

Martedì sera, infatti, ho avuto la chiara e netta spiegazione del perchè Eto'o è un giocatore vincente, in ogni campionato, in ogni competizione internazionale, mentre Ibra è e sarà (difficile cambi a 29 anni) sempre relegato ai margini delle competizioni internazionali.

E badate bene, non mi riferisco al goal di Eto'o, bello, importante, forse in fuorigioco, ma all'azione che ha portato al goal decisivo, quello di Goran Pandev.


Per spiegare meglio il mio concetto, ho deciso di mettere qui due video, da usare come base per la seguente spiegazione:

    


Nel primo vedete tutta la sintesi di Milan-Tottenham, ma vi prego di concentrarvi sull'ultima azione. Il secondo video invece è il goal del 3-2 di Pandev.

Photocredit sport.virgilio.it

Ora, cosa notate? Quello che è subito saltato all'occhio a me è la differenza di incidenza del camerunese rispetto allo svedese.
Infatti, Ibra, preso dall'istinto, dalla voglia di segnare, dalla frustrazione, e schiacciato dal peso della responsabilità, non riesce a fare di meglio che farsi beccare in fuorigioco, dopo di che spingere in modo evidente il suo avversario diretto, per poi segnare un goal inutile, viziato da ben due irregolarità. Il Milan perde e, come sappiamo, verrà eliminato dalla Champions.

Il fuoriclasse africano, invece, nella medesima situazione psicologica, con l'aggravante di essere fuori casa, ed al ritorno, quindi senza appello, si esalta nel prendersi la squadra sulle spalle, e si butta su un pallone che sembrava perso con tempismo e intelligenza, mettendo pressione all'avversario senza attaccarlo immediatamente, salvo poi mangiarselo e piantandosi davanti col corpo davanti non appena nota una minima sbavatura del difensore stesso.
Dall'alto della sua esperienza, ed intelligenza tattica, non si lancia con tutta la sua foga sull'avversario commettendo un probabile fallo.

E questa è solo la metà del suo capolavoro. Perchè se un giocatore normale, in quella situazione, avrebbe tirato immediatamente, sperando che i difensori avversari si smaterializzassero, il fuoriclasse vero alza la testa, si guarda intorno, pensa alla soluzione migliore per la squadra, e aspetta che arrivi dalle retrovie un compagno con maggiori possibilità di segnare.

Passaggio perfetto, rete.

Inter eroicamente ai quarti, Milan mestamente a casa.

Photocredit calciolive.eu
Ecco cosa ho visto io, come in un flash, subito dopo aver esultato per la rete di Pandev (non sono interista eh, semplicemente italiano).
In quel momento mi si è accesa la lampadina: Eto'o ha vinto 3 Champions, potrebbe vincerne ancora, ed è riconosciuto come uno degli attaccanti più decisivi d'Europa, mentre Ibra non solo non ha mai vinto la coppa dalle grandi orecchie, ma a 29 anni non riesce ancora a risultare decisivo nel cammino delle squadre in cui gioca, nella più importante competizione europea.

E questa enorme differenza di palmares, risiede in tre semplici parole, ma che descrivono due importantissime qualità, per chi gioca a calcio: intelligenza calcistica, carisma.

Perchè mentre Eto'o ha il carisma necessario per innalzare il proprio livello di gioco quando necessario, un po' come fanno i grandi tennisti quando si accorgono che l'avversario è più ostico di quello che pensano, o che il momento della partita è particolarmente importante, e farlo soprattutto in modo intelligente e fruttuoso per la propria squadra, Ibra cade vittima del nervosismo, naturale per chi si trova sotto pressione, deleterio per chi deve aiutare gli altri ad alleggerirsi della pressione stessa. Non riuscendo a trovare soluzioni, perde completamente quel lume di "intelligenza calcistica" fondamentale per riuscire a creare qualcosa di buono per se e per gli altri, finendo per perdersi nel caos generale, senza mai risultare decisivo (o quantomeno importante) per la squadra nei momenti che contano.

Ecco forse la miglior risposta alle migliaia di ragazzini che vedono nella tv idiota l'unica speranza di realizzazione: Eto'o, per vincere, usa soprattutto il cervello.

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