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Se infatti, anche la vice-capolista, nonostante le dieci vittorie in dodici partite, è riuscita a rimontare la miseria di due punti in due mesi, è evidente che le speranze del Napoli sono ridotte al lumicino.
Purtroppo si sono avverate tutte le previsioni più negative (e nemmeno difficili da fare): un'assenza di uno degli uomini più rappresentativi (e probabilmente il più importante per tutta la manovra offensiva), ed ecco che lì davanti si soffre contro chiunque; una partita decisiva da affrontare fuori casa e contro un'avversario di gran rango, ed ecco che gli anelli deboli (leggasi centrocampo) della rosa si sciolgono, e mostrano la loro normalità, nascosta dall'eccellenza collettiva degli ultimi 6 mesi.
Succede.
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In particolare mi sta sorprendendo il Milan, che nonostante giochi in modo tutt'altro che spumeggiante, come ci si attenderebbe dalla capolista, continua ad inanellare risultati di tutto rispetto, grazie ad una consapevolezza di squadra che sta crescendo giornata dopo giornata, dando quella convinzione che permette ai rossoneri di affrontare ogni match con la voglia di portare a casa i tre punti, in un modo o nell'altro.
E se alla festa partecipa anche Gattuso, segnando un goal decisivo su un campo insidioso (?) come quello di Torino, qualcosa dovrà pure dire.
Inoltre, se prendiamo in esame "l'era Leonardo", ed analizziamo i risultati ottenuti dalla principale inseguitrice dei rossoneri, l'Inter, ci rendiamo conto di come, riuscendo a superare indenne il derby del 3 aprile, il Milan potrà dire di avere entrambe le mani sullo scudetto, pronto per cucirselo sul petto.
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Infatti, i campioni d'Europa e del mondo, hanno mostrato un'incredibile spietatezza nei confronti delle "medio-piccole", non lasciando scampo a tutte quelle squadre che affollano la parte destra della classifica (eccezion fatta per il Napoli), ma hanno mostrato crepe non confortanti quando hanno dovuto affrontare le uniche due squadre che, per motivi diversi, prima della partita non partivano nettamente sconfitte nelle previsioni, Udinese e Juve.
A riprova di questo, in Champions, l'Inter è stata messa sotto sul piano del gioco e del ritmo dall'unica parigrado incontrata finora, il Bayern Monaco.
Se infatti tenere la squadra in 60 metri, con tanti giocatori davanti alla linea della palla, può dare risultati contro squadre di livello più basso, puntando tutto sulla qualità della propria difesa, superiore a quella degli attacchi avversari e quindi avvantaggiata nell'uno contro uno, e su un potenziale offensivo di primissimo livello e molto ben supportato, molto più rischioso diventa contro squadre di pari lignaggio, capaci di difendersi bene e poi sfruttare gli ampi spazi lasciati in mezzo al campo dalla squadra di Leonardo.
In questo senso, sia le due sfide di Champions delle milanesi, che il derby, potranno dire tantissimo, non solo a livello di risultato, quanto come banco di prova per un gioco "alla pari" dell'Inter.
Se infatti, anche contro squadre di caratura superiore a quelle incontrate finora, i nerazzurri riusciranno a mostrare il gioco spumeggiante e redditizio delle ultime settimane, potranno finalmente dire di essere in piena lotta per lo scudetto, a patto ovviamente di non perdere (quantomeno) il derby.
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